La nostra contemporaneità si caratterizza, per la tendenza a ridurre le costellazioni identitarie e la molteplicità delle forme di coscienza ad una unica forma che risulta dalla coscienza del mondo del lavoro.
Tutti gli altri mondi, caratterizzati da diversi ed innumerevoli stati di coscienza e forme di vita, sembrano essere sotto l’impero di questo mondo, anche la realtà si è ridotta ad una unica realtà lavorativa che è diventata la misura di tutte le cose. Il regno della quantità di Guenon abitato dall’uomo senza qualità di Musil.
Questa condizione umana o meglio post-umana diffusa nell’occidente, ma diramata in tutto il pianeta, è abitata da individui che vivono una vita accelerata che li vede transitare negli spazi appositamente costruiti dalle architetture post moderne: centri commerciali, aeroporti, metropolitane, stazioni, discoteche, sempre indaffarati nella principale attività di questo mondo: il calcolo, la compro-vendita, la produzione del consumo ed il consumo della produzione.
Questo spazio metropolitano è una specie di macchina che fabbrica le soggettività adeguate e addestra all’uso dell’unica coscienza ammessa come razionale e ‘giusta’ che definisce patologiche le forme di vita e di coscienza che deviano dal modello.
Tuttavia questa ‘coscienza del mondo del lavoro’ non esaurisce il lebenswelt: il mondo della vita, che tende a debordare e a produrre segni e sintomi nello spazio metropolitano.
L’erba cresce fra il cemento, le formiche, gli scarafaggi, i topi e milioni di piccole e grandi forme di vita proliferano nelle pieghe e negli interstizi di queste architetture. Già W. Burroughs ci ha raccontato che non c’è nessun ‘sterminatore’ capace di eliminarli, non c’è una soluzione finale, i Beatles, si riprodurranno sempre negli spazi delle metropoli.
E così via in una catena significante che si chiude con il significante principale assente.
Tutte queste identità dissociate non si collegano con un filo di Arianna; abitano tutte lo stesso spazio e non si conoscono, anzi a volte si evitano e spesso si combattono. L’identità analogica che richiede un minimo di coerenza fra parti diverse della personalità e che permette il riconoscimento delle individualità nel corso del tempo è in declino.
L’effetto globale appiattisce la percezione della dimensione temporale diacronica o verticale (passato-futuro) in una dimensione spaziale sincronica, orizzontale; nel cyberspace, tutti sono on-line, come dice De Kerckhove, connessi tramite cellulare, comunicano con sms giocando diverse identità. Questa generazione vive una mutazione antropologica.
Sta emergendo un paesaggio che è ben descritto nell’ultimo libro di J. Ballard 'Regno a venire', ambientato in un grande centro commerciale situato in una città ai margini dell’autostrada fra Londra e l’aeroporto di Heathrow; in quel non luogo, come dice Marc Augè, nel tempio dell’architettura post-moderna, circolano dei personaggi, in una atmosfera emotiva molto tesa in cui è naturale l’uso di sostanze illecite così come lo shopping compulsivo.
È l’Inland di Lynch, dove i sogni fabbricano le stelle o le stelle fabbricano i sogni, il cui Empire sorge a Los Angeles fra Downtown e Pomona.
Questo paesaggio emotivo descritto anche da Mike Davis genera soprattutto un ‘effetto di senso’ che si costruisce in interazione sociale in una situazione specifica.
Questo effetto, che è anche chiamato indessicalità dall’interazionismo simbolico, caratterizza in modo speciale l’uso di sostanze nel paesaggio emotivo contemporaneo che abbiamo appena descritto.
Infatti, al di là della funzione strumentale di una sostanza, e cioè il suo effetto farmacologico, ci sono altre funzioni che sono ricercate come effetto, che non possono essere classificate quali ‘effetti collaterali’ come si fa di solito nel foglietto illustrativo di un farmaco. Questi effetti sono il risultato di una complessa operazione simbolica che è chiaramente in relazione con la ‘situazione’ in cui il soggetto pensa di venirsi a trovare. E’ una produzione di senso.
Se la sostanza per esempio anfetamina, è assunta da un camionista per non addormentarsi al volante o da un turnista in una fabbrica o da uno studente che vuole aumentare la sua performance in vista di un esame studiando tutta la notte siamo sempre all’interno di una funzione strumentale e all’interno di una coscienza del mondo del lavoro.
Lo stesso, tuttavia, avviene se il nostro turnista diciottenne passa il sabato sera in un party nell’hinterland londinese e assume l’anfetamina per stare sveglio e non perdersi la notte di divertimento con gli amici, cedendo alla stanchezza e, non sia mai, al sonno.
Invece quando la sostanza è ‘assunta per ‘sballare’ allora si vuole uscire da uno stato di coscienza per entrare in un altro.
Come si è visto è l’organizzazione sociale che tende a compartimentare le forme di vita, a rendere digitali le identità; ma il transito fra una situazione e un’altra non è così semplice come può sembrare. Per questo la principale funzione d’uso delle sostanze è sballarsi, cioè mutare stato di coscienza facilmente, dissociarsi da una identità per passare in un’altra senza troppi problemi di coerenza:
‘Perché proprio tu hai fatto questo? Ma non hai visto che ero sballato?’
La società delle poly-drug o multiple drug è anche la società delle identità multiple, delle dissociazioni.
Ma in questa situazione di frantumazione delle costellazioni identitarie non c’è più una coscienza di riferimento perché questa dissociazione comporta una relativa amnesia delle diverse parti:
Dottore ero andato a ballare poi mi sono svegliato in un paese a 20 chilometri dalla discoteca e non so che cosa ho fatto per tutte quelle ore e come sono arrivato lì. (Comunicazione personale al Sert di Rimini)
Un lavoro di prevenzione, in questa situazione si può basare solo sulla costruzione di una nuova forma di coscienza in un paesaggio emotivo come quello di cui parla Giuliana Bruno che sia caratterizzato da gruppi che si prendono il tempo per pensare alle loro esperienze di emozioni selvagge e di percezioni allucinate per elaborarle e non per scaricarle in azioni violente in un dominio psicopatico.
La progressiva distruzione della coscienza si è basata in primo luogo sulla sua riduzione allo spazio ristretto del lavoro, un processo di riduzione dell’uomo ad una dimensione che è stato analizzato più di quaranta anni fa da Herbert Marcuse.
Pensare di ricostruire una identità analogica, una narrazione individuale è una operazione regressiva e reazionaria. In questo caso infatti vengono proposte identità e narrazioni legate all’etnos o alla religione che, a loro volta, ripropongono una sola dimensione identitaria e si accompagnano alla violenza, come ha ben dimostrato Amartya Sen.
Noi cerchiamo, al contrario, di allargare l’area della coscienza, costruendo dei varchi fra i diversi stati di coscienza in modo che si possa apprendere dall’esperienza senza dimenticarla, e tramite i gruppi operativi, cerchiamo di elaborarla fabbricando nuovi concetti e nuove forme di pensiero.
Così, frantumiamo qualsiasi mito in una narrazione aperta e inventiamo identità analogiche fondate nel vincolo con l’altro in una situazione di gruppo.
È la differenza la chiave di questa identità.
L’esperienza di questa socialità non è una psicopatologia da combattere, ma è una risorsa per la costruzione di nuove forme di vita che ricombinando diversi ed eterogenei gruppi operativi aprono l’orizzonte di quella che Giorgio Agamben chiama la comunità che viene.
Bibliografia:
Burroughs W. (1969), Sterminatore, Sugar, Milano
De Kerckhove D. (2000), La pelle della cultura. Un'indagine sulla nuova realtà elettronica, Costa & Nolan, Milano
Ballard J. (2006), Regno a venire, Feltrinelli, Milano
Mike Davis, La citta di Quarzo, Manifestolibri, Roma
Augè M. (1995), Non luoghi, Eleuthera, Milano
Bruno G. (2006), Atlante delle emozioni. In viaggio tra arte, architettura e cinema, Bruno Mondatori, Milano
Marcuse H. (1999), L’uomo a una dimensione, Einaudi Torino
Montecchi L. (2006), Varchi, Pitagora, Bologna
Agamben G. (2001), La comunità che viene, Bollati Boringhieri, Torino
Amartya Sen, Identità e violenza, Laterza, Bari
Filmografia:
David Lynch, Inland Empire
23/02/2007