Una premessa
Il titolo dice: donne, figli, lavoro; una virgola come un sospiro, una sospensione tra le parole... come unirle?
Da alcuni anni ormai i dati relativi al bilancio demografico della popolazione residente in Italia, resi pubblici dall’Istat, rilanciano le preoccupazioni per la continua diminuzione della natalità e della fecondità. Tra allarmismi catastrofici, politiche oscurantiste, richiami alla famiglia tradizionale, sembra che l’impotenza regni sovrana e guardare in faccia la realtà, impossibile.
Poiché la maternità può essere una libera scelta e le donne vogliono poter lavorare, anche dopo la nascita dei figli: sarebbe diventato questo il problema? No, sono le donne che lavorano di più che fanno più figli (in controtendenza a decenni fa, lo vedremo più avanti), se al lavoro si accompagnano misure di welfare adeguate. Sì, queste misure non ci sono e nessuno è in grado di pensarle, di proporle. Le persone vivono in un tempo con la testa rivolta all’indietro?
Nel lavoro di ginecologa all’interno di un Consultorio Familiare, il rapporto tra natalità e attività lavorativa si è presentato negli anni con aspetti sempre più destabilizzanti per le donne in gravidanza che riferiscono la possibilità di discriminazioni, la percezione di un clima pesante e il timore di azioni concrete nell’ambito del lavoro.