PREMESSA
Nell’ambito dei Consultori Familiari, in Italia, il lavoro con le adolescenti si è, fin dai primi anni, imposto come una priorità; ha favorito nel medico un approccio alla complessità, ha obbligato gli operatori al confronto, alla condivisione, ad interrogarsi sulla proprio pratica, sul proprio schema di riferimento, sulla organizzazione dei servizi.
L’offerta condiziona la “domanda”, le modalità con cui le adolescenti si rivolgono ai Servizi; va quindi continuamente calibrata, in modo che l’organizzazione ed il setting siano adeguati ai bisogni emergenti.
Sono richiesti dei requisiti di base nel servizio di consultorio familiare per un corretto lavoro con le giovani: è importante curare le modalità di accoglienza, rendere possibile la presenza di un gruppo di operatori di diversa professionalità che sappiano condividere e integrare i loro saperi, è fondamentale cogliere i propri pregiudizi e le proprie stereotipie.
Nei servizi di Consultorio Familiare, si è a lungo discusso quale fosse il livello organizzativo ottimale per favorire l’accesso dei giovani; era utile/necessario definire alcuni “spazi adolescenti” con apertura e programmazione finalizzate all’accoglienza e alla presa in carico specifica degli adolescenti?
Alcuni operatori ritenevano indispensabile favorire spazi nettamente distinti in cui permettere una atmosfera adatta alla presenza dei giovani, evitare la possibilità di incontrare degli adulti conosciuti, permettere un accesso libero.