(...)
Ed ecco si leva e scompare
Il vento: ecco torna dal mare
Ed ecco sentiamo ansimare
Il cuore che ci amò di più!
Guardiamo: di già il paesaggio
Degli alberi e l'acque è notturno
Il fiume va via taciturno
Pùm! Mamma quell'omo lassù! "
Dino Campana il canto della tenebra
Siamo tutti nell'unico tempo digitale che ha definito le nostre vite nell'istante.
All'apparenza l'orizzonte temporale si è schiacciato in una unica dimensione spaziale che cancella il futuro ed annulla il passato in un presente continuo da fine della storia.
La caratteristica principale di questa ideologia dominante è la rimozione della morte, che si declina nelle varie tecniche per fare apparire gli esseri umani in una età indefinita.
Per chi vive in questa ideologia parlare di trasmissione di un sapere o di una conoscenza non ha senso perché il dopo, il futuro, i posteri sono significanti senza significato.
Ma noi, che non abbiamo perso la memoria e ci ricordiamo di avere appreso conoscenza e sapere da chi è morto, ci poniamo il problema di trasmettere queste ed altre conoscenze che sono il risultato del nostro lavoro. Il concetto di trasmissione precede e comprende in sé anche la formazione.
Ma qual è il sapere di cui stiamo parlando?
E questo 'gruppo di teorie' non si apprende cognitivamente, i programmi di ricerca incontrano la difficoltà di trasmettere il nucleo della psicanalisi.
Freud ha 'fabbricato' questi concetti partendo dalla esperienza clinica di Breuer, sua, di Anna O e dalla autoanalisi. A posteriori, come per un aprés-coup, ci siamo resi conto che Freud aveva attribuito a Fliss, in questa autoanalisi, un ruolo che si avvicinava molto a quello di un'analista, come avrebbe detto Lacan, a quello di un soggetto supposto sapere. Un sapere che Fliss non aveva, né sapeva di non avere.
In seguito Freud diceva che per apprendere 'il nucleo teorico' della psicanalisi era sufficiente/ necessaria la lettura dell'interpretazione dei sogni e qualche breve chiacchierata con lui.
E' con la nascita del movimento psicanalitico che si sviluppa l'idea di una formazione specifica per diventare psicanalisti. Nel congresso di Norimberga del 1910, il secondo congresso internazionale di psicanalisi, Freud dice:
"abbiamo acquisito la consapevolezza del 'controtransfert' che insorge nel medico per l'influsso del paziente sui suoi sentimenti inconsci, e non siamo lungi dal pretendere che il medico debba riconoscere in se questo controtransfert e padroneggiarlo."
Solo due anni dopo, Freud riconosce alla scuola Zurighese il merito di avere fissato che per svolgere un analisi su di un altro è obbligatorio effettuare un'analisi presso un esperto ('Consigli al medico nel trattamento psicanalitico').
Questa svolta istituisce una gerarchia all'interno del movimento psicanalitico: gli esperti cui ci si deve obbligatoriamente rivolgere per poi potere svolgere analisi su di un altro, e non esperti.
Questa gerarchia indica una forma di didattica specifica delle arti liberali, gli studenti, o lo studente, cercano un esperto ed entrano con lui in un vincolo di apprendimento, come i pittori che vanno a bottega da un maestro o i medici che entrano nello studio di un medico esperto.
Ma, per la specificità dell'insegnamento della psicanalisi, gli allievi non devono affiancare il maestro ed osservare come lavora, ma raccontare a lui i propri sogni per farseli interpretare, mettere a nudo i conflitti e le emozioni, ed associare liberamente collocandosi nel ruolo del paziente e non in quello dell'allievo.
Questa ambiguità del ruolo fra allievo e paziente è un problema irrisolto della formazione psicanalitica ed è diventato l'ostacolo da superare per risolvere il problema della trasmissione.
E' un problema che affronteremo dal punto di vista del movimento che si contrappone alla psicanalisi istituita.
Io credo che l'istituzione psicanalitica sia una dinamica continua fra istituente ed istituito e se la dinamica si spegne prevale l'istituzionalizzazione e l'eterogenesi dei fini, perché nella istituzionalizzazione domina la burocrazia che ha come compito il proprio auto-mantenimento e si è perso il compito centrale per cui l'istituzione funziona. Detto in altro modo si è persa l'anima e resta un simulacro.
Michael Balint, in una comunicazione del 1953 al congresso psicanalitico di Londra, individua diversi passaggi sopravvenuti nel corso del tempo a proposito della psicanalisi didattica.
Il primo periodo sarebbe stato quello dell'istruzione in cui si leggevano i libri di Freud. Poi è venuto il tempo della dimostrazione, caratterizzato da brevi analisi discorsive. Infine, il terzo periodo è quello dell'analisi vera e propria, che ha visto in Ferenczi il maggior sostenitore; l'analista avrebbe dovuto effettuare una sorta di 'super-terapia' per arrivare, secondo l'affermazione di Freud, ad una "condizione di assoluta normalità psichica". Ossia per padroneggiare completamente il controtransfert.
Ma questa 'illusione di normalità' che proveniva dalla psicanalisi degli istituti era già stata fortemente criticata nel dibattito degli anni 20 che riguardava lo statuto del soggetto della psicanalisi, le forme di applicazione e la clinica.
La vera svolta freudiana non sta nella seconda topica, ma in 'Psicologia delle masse ed analisi dell'io', là dove afferma che la psicologia individuale è, direttamente, fin dall'inizio, psicologia sociale.
Questa affermazione si congiunge con la necessità di portare la psicanalisi fuori dagli studi privati e di non farne una terapia riservata ad una élite borghese. Questo è il grande tema della salute mentale e della prevenzione affrontato in modo radicale da Wilhelm Reich e dal movimento sex pol che era la punta di lancia della 'sinistra psicanalitica'.
Ovviamente, la formazione che si orienta a trasformare l'analista in uno schermo bianco su cui proiettare le fantasie dell'analizzato, che si basa dunque sull'estremo controllo del controtransfert, è respinta da Reich che, in 'Analisi del carattere', si spinge a dire che l'analisi dovrebbe portare ad un'analista che "deberá saber que su labor está en conflicto con la mayoría de las posiciones defendidas a ultranza por la sociedad conservadora, y que por tal motivo se verá expuesto a la enemistad, al desprecio y a la calumnia - a menos que prefiera, a costa de sus convicciones teóricas y prácticas, hacer concesiones a un orden social que se opone en forma directa e insoluble a las demandas de la terapia de las neurosis." ('Analisis del caracter. Nota sobra la controtransferenzia').
Cioè, postula che il risultato dell'analisi sia una presa di coscienza di essere contro l'ideologia conservatrice, dunque questa consapevolezza si pone come un controtransfert già attivo prima del transfert.
Questa posizione porterebbe la formazione psicanalitica all'interno di una dimensione pubblica del movimento rivoluzionario che, partito dalla rivoluzione russa del 1917, ha attraversato il mondo nei primi anni 20.
E' interessante che la prima cattedra di psicanalisi sia stata richiesta ed ottenuta dagli studenti per Ferenczi nella Repubblica consigliare ungherese della primavera 1919, quando era ministro dell'istruzione Gyorgy Lukacs. Ferenczi pagherà cara quella cattedra perché venne colpito dal terrore bianco, espulso dall'ordine dei medici e perseguitato come ebreo.
Ma il conflitto fra una formazione che doveva portare ad una posizione ideologicamente neutrale divenne tragico negli anni 30 in Austria.
Marie Langer ci ha raccontato nelle sue memorie che venne liquidata quando chiese l'analisi didattica ad Heinz Hartmann con "No creo que pueda usted pagar mis honorarios" e per fortuna si rivolse a Richard Sterba che era un analista didatta della corrente di sinistra. Ma il punto più importante riguarda un racconto che ci fa sempre Marie Langer, un racconto che si presenta come emergente ideologico della formazione psicanalitica.
Nel 1934 quello che lei chiama lo 'stato maggiore della psicanalisi' decise che nessuno psicanalista avrebbe potuto militare in un partito clandestino né trattare militanti di partiti clandestini.
Ma in Austria in quel periodo erano clandestine la assoluta maggioranza delle organizzazioni politiche.
In questa situazione eccezionale, sovrano é chi decide, come dice Carl Smith. Marie Langer partecipa ad una manifestazione e viene arrestata per due giorni. Racconta questa sua esperienza ad una amica che era in analisi. Il giorno dopo viene chiamata da Bibring, il direttore dell'Istituto, che le disse che lui sapeva che continuava ad essere una militante e che in questo modo stava contravvenendo alle norme stabilite, che ci sarebbe stata una riunione delle autorità e che probabilmente sarebbe stata espulsa. Le disse che non avrebbe dovuto commentare con nessuno questa situazione fino a che le autorità non avessero deciso.
Evidentemente l'amica aveva parlato con il proprio analista che, violando il segreto, aveva parlato con 'le autorità' dell'Istituto.
Eissler, che la vide depressa, le chiese che cosa fosse successo, lei raccontò il fatto e lui disse di parlarne con il suo analista. Lei ne parlò con Richad Sterba che regolò la questione attraverso Fedren. Questo avveniva nel maggio 1936; poi Marie Langer in settembre partì per partecipare alla guerra civile spagnola.
Questo episodio ci mostra che l'idea della neutralità analitica è impossibile e porta a identificarsi con l'ordine sociale dominante, quale esso sia.
La stessa problematica si è prodotta nell'Unione Sovietica nel periodo stalinista.
Fino qui stiamo parlando di controtransfert come ideologia.
Georges Devereux parlò più tardi di controtransfert culturale:
"Affermo che è il controtransfert, piuttosto che il transfert, a costituire il dato cruciale di ogni scienza del comportamento..."
Invece, la forma istituita della psicanalisi che negli anni fra le due guerre ha attraversato il periodo della analisi didattica con un corpo docente specificamente dedicato, si è configurata come una società multinazionale che ha privatizzato il corso di formazione aumentando progressivamente gli anni dell'analisi didattica, inserendo l'analisi di controllo per raggiungere obiettivi anti-analitici che riguardavano il potere di autorizzare una analisi come analisi 'corretta' e di squalificare altre analisi come selvaggie o eretiche.
Come una chiesa, il movimento psicanalitico aveva organizzato i suoi seminari, i didatti autorizzati ed aveva prodotto una dottrina ortodossa che inevitabilmente produceva eresie. Gli eretici per fortuna non venivano bruciati ma espulsi e poi non ne venivano discusse le idee ma effettuate diagnosi denigratorie. Un po' come nel partito comunista diventato stalinista.
Tornando a Balint, al congresso del 1953, sostenne che il movimento psicanalitico per quanto riguardava la didattica, era entrato nella quarta fase, la fase della ricerca.
Questo perché la critica alla fase della analisi didattica come super-terapia era diventata radicale.
Si diceva che l'analisi didattica anziché rinforzare l'Io del candidanti rinforzava il Super-Io e favoriva l'identificazione con il proprio 'maestro' e non con la materia di studio. Questo si poteva vedere nella fase di autorizzazione quando ogni didatta sosteneva il proprio candidato e criticava ferocemente quelli degli altri. Come i baroni nelle università.
Il lavoro di Balint risentiva delle precedenti valorizzazioni del controtransfert .
Al congresso di Zurigo del 1949, Paula Heimann aveva letto il suo famoso lavoro in cui dice:
"La mia tesi è che la risposta emotiva dell’analista nei confronti del paziente, nella situazione analitica, rappresenta uno dei più importanti strumenti del suo lavoro. Il controtransfert è uno strumento di ricerca nell’inconscio del paziente."
E più avanti, in riferimento alla posizione di Freud che abbiamo citato:
"A mio avviso la richiesta di Freud che l’analista debba «riconoscere e padroneggiare» il suo controtransfert non porta alla conclusione che il controtransfert sia un fattore disturbante e che l’analista dovrebbe perciò diventare insensibile e distaccato, ma invece che deve usare le sue risposte emotive per comprendere l’inconscio del paziente."
Il tema del controtransfert ritorna come un tema centrale nella formazione soprattutto nel lavoro che Heinrich Racker lesse alla Associazione Psicanalitica Argentina nel settembre del 1948, cioè prima del famoso articolo di Paula Hiemann. Quell'articolo era intitolato 'La nevrosi di controtransfert' e ad un certo punto si afferma che:
"Il controtransfert è uno strumento che fornisce all'analista informazioni su situazioni psicologiche del paziente".
Ma la tematica è più ampia e si spinge ad evidenziare l'effetto di un tipo di implicazione con l'istituzione psicanalitica. Infatti quando Racker parla del candidato che si trova di fronte all'ansia dovuta alla possibilità di fallimento di un trattamento, dice che il Super-Io del candidato è proiettato sulla commissione didattica o su qualche analista in particolare, ma sempre dell'istituzione (lui non usa questo termine). Questa ansia di castrazione, cioè la paura di non poter esercitare la professione, riattiverebbe, secondo Racker, il conflitto depressivo di base delle nevrosi e delle psicosi descritto da Pichon Riviere nel 1947, e per difendersi dal Super-Io troppo crudele, sorgerebbero meccanismi paranoici, maniaci e di altro genere.
Questa discussione sulla valorizzazione del controtransfert e sulla psicanalisi didattica come forma di identificazione con il Super-Io, e quindi riproduzione di conformismo e di accettazione del potere dominante, porta Balint nel 1953 a definire il periodo come quello della ricerca, e a pensare che il fine della formazione fosse la produzione di ricercatori.
A questo proposito voglio ricordare che Pichon Rivière con la nascita dei gruppi operativi si colloca in questo filone di ricerca.
Infatti sperimenta una didattica che si incentra sul compito e non sulla identificazione con il maestro o con il suo pensiero, inoltre la concezione del soggetto come soggetto sociale lo allontana dalla psicanalisi istituita e così può riprendere il tema del movimento psicanalitico e della forza istituente fondando, nel 1955, lo IADES, Istituto argentino di studi sociali. Ma non lo chiama psicanalisi.
Nel 1953, Lacan aveva fondato la Societé francaise de psychanalyse dopo essere stato espulso dalla Associazione Francese di Psicanalisi perché aveva sostenuto, secondo alcuni fomentato, le dure critiche rivolte da un gruppo di 'allievi' al tentativo di ridurre la psicanalisi "nell'ambito delle scienze mediche e della neurobiologia", nonché all'ordinamento rigidamente gerarchico e alle modalità burocratiche dell'analisi didattica. La Societé francaise de psychanalyse non venne riconosciuta dalla Associazione Psicanalitica Internazionale. Pichon aveva evitato il problema dicendo che il suo lavoro non era psicanalisi ma psicologia sociale. Tuttavia questa posizione, che ribadisce quando Lacan gli chiede, nel 1969, "pour quoi Psychologie Sociale, pour quoi pas psychanalysé?", dicendo che è per la concezione del soggetto: lascia che la formazione psicanalitica sia quella istituita e così la formazione in psicologia sociale non produce analisti o terapeuti e segue un percorso parallelo occupandosi di gruppi.
Eppure la psicologia sociale di cui parla Pichon Rivière è psicanalisi, mi spingerei a dire che è la psicanalisi.
Proprio perché ha trovato un modello pedagogico in cui l'educatore è educato ed il gruppo, lavorando sul compito, interpreta gli ostacoli cognitivi ed affettivi che gli impediscono l'apprendimento tramite la funzione di coordinamento.
L'ostacolo a definire psicanalitica questa formazione è ancora oggi rappresentato dalla Associazione Psicanalitica Internazionale che continua a privatizzare la psicanalisi.
Io credo sia necessario mantenere aperti i varchi di accesso al sapere psicanalitico, c'è bisogno di una maggiore consapevolezza in questo periodo dominato dalla psicopatia.
L'Associazione Internazionale Psicanalitica è un simulacro, un cane morto, da quando fu pesantemente contestata nel convegno di Roma del 1969.
In quel convegno, come ci raccontano Marianna Bolko e Bertold Rotschild, nella seduta di apertura un gruppo di candidati si alzò in piedi e cominciò a distribuire un volantino che invitava ad un controcongresso dal titolo 'Psicanalisi e Politica'.
Il congresso, che si teneva nell'Hotel Hilton, si spaccò e molti congressisti si riunirono in assemblea nel ristorante Carlino in una clima istituente.
I temi della contestazione erano i temi del movimento del 1968, e cioè il rifiuto della trasmissione autoritaria del sapere che, in quel caso, era rappresentata dalla analisi didattica. Sostenevano che non esisteva differenza fra analisi personale ed analisi didattica.
Questa contestazione di massa all'analisi didattica faceva crollare l'impalcatura simbolica di un istituzione 'supposta sapere' che non aveva il compito di ricercare ed intervenire nei diversi piani, ma solo quello di organizzare gerarchicamente il sapere e di trasmetterlo autoritariamente a poche persone selezionate perché non perdesse di valore commerciale.
Da quella contestazione uscì il movimento Plataforma internacional che formò la base psicanalitica dell'ampio movimento diretto al cambiamento delle istituzioni come l'università o come la salute ed in particolare la salute mentale.
Tuttavia, questo movimento non riuscì ad uscire dalla fase istituente, per una serie di ragioni la formazione autoritaria e gerarchica rimase a decidere che cosa fosse psicanalisi e cosa no.
Armando Bauleo, che era stato uno dei contestatori di Roma, è una figura chiave di questa vicenda. In Argentina è stato allievo di Pichon Rivière ed ha collaborato con Josè Bleger, ed è stato in analisi con Marie Langer. Bauleo ha contribuito alla fondazione di Plataforma Internacional ma né Bleger né Pichon ruppero con l'Associazione Psicanalitica Argentina, contribuendo a mantenere una situazione ambigua sulla psicanalisi istituita proprio quando tutto si era rimesso in movimento.
Gli anni 70 videro riprendere fortemente l'aspetto istituente anche con l'anti-psichiatria di Laing e Cooper e con il potente attacco alla psicanalisi istituita ed alla sua teoria portato da Deleuze e Guattari con l'Antiedipo, fino alla pratica di negazione dell'istituzione totale realizzata da Franco Basaglia ed il movimento di Psichiatria Democratica.
Tuttavia il movimento rimase costantemente nel dilemma fra spontaneismo e organizzazione.
In Italia, Franco Basaglia, a metà degli anni 70, proponeva la nascita di una scuola per la psichiatria senza manicomi. Ma la sua proposta non trovò nessuna realizzazione. Solo in parte la Scuola di specialità in psichiatria di Bologna aveva ripreso le sue idee e, tramite la cattedra di psicoterapia affidata ad Alberto Merini, la psicanalisi trovava una struttura pubblica per l'insegnamento. Bauleo aveva partecipato con intensive di gruppo alla nascita della specialità di psichiatria che si era separata da neurologia, e si sentiva all'opera Piattaforma Internazionale tramite il gruppo di 'Psicoterapia e scienze umane', diretto da Pierfrancesco Galli e Marianna Bolko.
Tuttavia, la fase istituente di Plataforma non ha prodotto nessuna realtà formativa stabile. Tranne il Seminario psicanalitico di Zurigo, che è stato un incubatore del processo di contestazione ma che non è riuscito a costruire una alternativa alla Associazione Psicanalitica Internazionale.
A questo proposito scriveva Bauleo nel 1973 in 'Questionamos':
"lo util era mantener Plataforma o poder osservar nuestros defectos y objetivarlos, aprendiendo asi a tener cuidado frente a ellos?"
Un'altra alternativa concreta fu tentata da Bauleo nel 1980, quando pensò ad una convocazione per costituire un Centro di Ricerca Internazionale in psicologia sociale e di gruppo.
Finalmente un salto organizzativo per il movimento ma, sempre, il tema della psicanalisi restava a lato.
Tuttavia il tema di una formazione orientata alla ricerca era geniale e si collocava in pieno nel periodo della ricerca di cui aveva parlato trenta anni prima Balint.
Formazione di gruppo per entrare a fare parte dei dipartimenti di ricerca, presentazione di un progetto, partecipazione agli incontri dei dipartimenti nazionali, poi internazionali e presentazione dei risultati intermedi in congressi biennali tenuti alternativamente in Europa ed in America. Un bollettino come strumento di comunicazione e di pubblicazione dei lavori.
Una grande idea che ha prodotto una realtà di partecipazione e di ingresso alla tematica psicanalitica avendo come compito la ricerca e non l'imitazione dei maestri.
Il CIR tenne il suo ultimo congresso a Rimini nel gennaio del 1992. Il segretariato uscente si presentò con la proposta, fortemente voluta da Armado Bauleo, di dissoluzione del centro perché le mutate condizioni storico politiche (dissolvimento dell'Unione Sovietica e delle spinte di cambiamento globali) facevano emergere gli interessi particolari e le spinte del mercato in cui ognuno era inserito. Bauleo diceva:
"Ma non possiamo richiedere a nessuno che sostenga una struttura perché altri nel frattempo facciano altre cose. Nessun segretariato cosciente chiede di essere un eroe dell'Apocalisse né, semplicemente, il guardiano di un Club"
La proposta di dissoluzione venne respinta; la proposta alternativa consisteva nella richiesta di organizzare un nuovo congresso di rifondazione in Messico. Venne dato mandato ad una segreteria provvisoria composta da Horacio Foladori, Margarita Baz, Loredana Boscolo e da me, di convocare tutti i soci e, se si fosse raggiunta la maggioranza degli iscritti, si sarebbe convocato il congresso.
Non si raggiunse il numero necessario per la riconvocazione, ne mancarono 5.
Tuttavia la rete creata rimase in comunicazione spontanea.
La Scuola di prevenzione 'Josè Bleger', che io dirigo, era stata fondata alla fine degli anni 80.
Cercavamo di coniugare l'esperienza anti-istituzionale italiana di Basaglia, la nostra esperienza con le dipendenze tossiche e del movimento più in generale, con la psicanalisi di gruppo che ci aveva proposto Bauleo con le sue supervisioni e poi con la formazione che tutto il nostro gruppo aveva fatto.
Nella scuola abbiamo sviluppato il modello pedagogico della Concezione Operativa di Gruppo, mantenendo sempre una distinzione netta fra chi aveva il compito di tenere l'informazione e chi coordinava il gruppo. La struttura 'informazione e gruppo' permette un apprendimento attivo e la messa in circolazione delle attività cliniche che gli allievi stanno facendo.
Per questo la clinica è un pilastro della scuola: vi sono una comunità terapeutica, un centro diurno e degli appartamenti di reinserimento assieme ad un consorzio di cooperative e, in alte città come ad esempio Senigallia, tutto il Dipartimento delle Dipendenze Patologiche è stato formato dalla scuola e funziona con il modello della Concezione Operativa di Gruppo; così anche il Dipartimento di Salute Mentale di Jesi e del Mugello, in provincia di Firenze.
I docenti della scuola hanno mantenuto un profilo internazionale grazie alla rete del CIR, quindi oltre Armando Bauleo e Marta De Brasi, Elisabeth e Thomas Von Salis, Federico Suarez, Juan Carlos de Brasi, Gregorio Baremblitt. Abbiamo curato il collegamento con l'Analisi Istituzionale francese, in particolare con Georges Lapassade, con cui abbiamo collaborato a diversi progetti di ricerca.
Abbiamo avviato un percorso per istituire la scuola come scuola di psicoterapia con riferimento alla legge italiana che regola questa materia.
Ma ci rendiamo conto che per mantenere una dinamica fra aspetto istituito e forza istituente dobbiamo mettere al centro della formazione la ricerca. Infatti, il nostro programma forma ricercatori che, dopo la formazione, possono entrare nei gruppi di ricerca che costituiscono il compito del Centro di studi e ricerche 'Josè Bleger'.
I ricercatori, che si riuniscono mensilmente in assemblea, hanno preso contatto con l'Associazione Area3 di Madrid, ed assieme si è costruito uno spazio internazionale di discussione e di ricerca in comune.
Il contatto con il gruppo di analisti istituzionali francesi, assieme al gruppo di ricercatori italiani dell'Editoriale 'Sensibili alle foglie', ha portato alla elaborazione di una proposta che è stata presentata a Paris VIII, nell'ambito di un convegno sull'opera di Georges Lapassade. La proposta riguardava la costruzione di un laboratorio internazionale di ricerca caratterizzato, per ora, dalla costruzione di giornate internazionali di lavoro intensivo su concetti particolarmente importanti.
Si è cominciato a Rimini, con una intensiva di gruppo sulla 'Implicazione'; abbiamo continuato a Madrid, con una intensiva sull''Emergente', e il prossimo anno saremo di nuovo a Rimini con una intensiva sulla 'Interpretazione'.
Lo scambio e la circolazione dei ricercatori è una condizione che permette agli istituti di mantenere la dinamica interna fra la clinica, la didattica e la ricerca. Noi pensiamo che la psicanalisi non possa essere obbligatoria; uno inizia un'analisi perché sta male, non perché vuole diventare psicanalista, perché il voler diventare psicanalista è un sintomo.
Molti dei nostri allievi sono in analisi ma ognuno si sceglie il proprio analista e la forma dell'analisi: individuale o di gruppo.
Abbiamo discusso molto su chi autorizza a essere coordinatore di gruppo. Ricordo che la scuola non è incentrata sulla produzione di ruoli professionali ma fornisce strumenti alla ricerca. Non vogliamo lavorare per fornire finte personalità. Come direbbe Sartre, uno non è coordinatore o psicanalista, lo fa.
L'essere è altrove, in una molteplicità di stati di coscienza ed in una capacità di saperli attraversare.
Cioè, nella scuola si apprende la dissociazione strumentale, come diceva Bleger.
Così, il dispositivo che abbiamo pensato per l'ultimo anno prevede l'entrata e l'uscita in diversi ruoli per apprenderne le funzioni differenziate e poi poterne discutere. Questo e' il dispositivo:
1) l'allievo del primo anno elabora un tesina che si riferisce ad un ambito specifico (individuale, gruppale, istituzionale, comunitario) e la discute con il docente di ambito;
2) la tesina diventa l'informazione portata dall'allievo ad una seduta specifica del gruppo di ricerca specifico per quell'ambito (es. tesina sul primo colloquio nell'ambito individuale);
3) quella seduta viene coordinata da un allievo del quarto anno che deve prendere gli accordi con i ricercatori e l'informatore;
4) la coordinazione viene supervisionata dal docente di ambito e, sulla base di questa esperienza, l'allievo del quarto anno elabora una informazione che porterà all'assemblea congiunta dei ricercatori, dei docenti e degli studenti del quarto anno;
5) l'informazione è discussa dal collettivo: questa esperienza così elaborata segnala la fine del quarto anno.
6) Chi ha concluso il quarto anno può, se lo desidera, iscriversi come socio al Centro di ricerche 'Josè Bleger'.
Questa è, attualmente, la forma di passaggio da allievo a ricercatore.
Credo, in conclusione, che questo sia il periodo in cui dobbiamo porci il problema della trasmissione; penso che, per fare questo, sia necessario istituire delle scuole ma, perché le scuole non divengano fine a se stesse, dobbiamo assolutamente fondare una Associazione Internazionale di Ricerca in psicanalisi e gruppi operativi. Questa associazione è la linfa vitale che può fare sviluppare le scuole che esistono attualmente. Credo anche che le scuole debbano scambiarsi i docenti ed i ricercatori e costruire una rete per comunicare le ricerche e le esperienze che si stanno facendo.
Propongo di darci due anni di tempo e mi offro per organizzare l'incontro di questa organizzazione internazionale di psicanalisi e gruppi operativi a Rimini nell' autunno del 2016.
Siempre adelante companeros!
Santiago del Chile, 21 Agosto 2014
Bibliografia:
1) Imre Lakatos, Scritti filosofici, Il Saggiatore, 1985
2) Sigmund Freud, Studi sull'isteria (Breuer e Freud)
Lettere a Fliss
Le prospettive future della terapia psicanalitica
Consigli al medico nel trattamento psicanalitico
Psicologia delle masse ed analisi dell'io
Analisi terminabile ed interminabile, Edizioni Boringhieri
3) Michel Balint, Formazione ed analisi didattica, in 'Chi psicanalizzerà gli psicanalisti', Guaraldi
4) Wilhelm Reich. Analisi del carattere, Sugar
5) Marie Langer, Memoria, historia y dialogo psicanalitico, Folios
6) George Devereux , Dall'angoscia al metodo nelle scienze del comportamento, Treccani
7) Paula Heimann, Sul controtransfert, International Journal of psicoanalisis
8) Heinrich Racker, Studi sulla tecnica psicanalitica
9) Enrique Pichon-Rivière, El proceso grupal
El proceso creador
La psiquiatría, una nueva problemática, Editorial Nueva Vision
10) Jacques Lacan, Scritti, Einaudi
11) Marianna Bolko, Berthold Rothschild, Una “pulce nell’orecchio”. Cronaca del controcongresso
dell’International Psychoanalytic Association di Roma del
1969, Psicoterapia e scienze umane n° 3 2006
12) Armando Bauleo, Questionamos n° 2, Granica
Ideologia gruppo e famiglia, Feltrinelli
Psicanalisis y grupalidad, Paidos
13) Francesco Bondioli, Eustachio Loperfido, Maria Marzotto, Vittorio Melega, Alberto Merini,
Giovanni Neri, Mariangela Pierantozzi, Giancarlo Rigon, Psichiatria nel territorio, Feltrinelli
14) Atti del VI Congresso del CIR Revue de clinique gruppale et recherche institutionelle, n° 3
15) Leonardo Montecchi, Varchi, Pitagora
Implicazione, Sensibili alle foglie