Il setting nasce in psicoanalisi con l'abbandono della suggestione e con il tentativo di mettere al riparo dalle possibilità della seduzione. Il setting rinvia dunque alla scoperta del transfert e l'attivazione del transfert è a sua volta permesso solo dal setting (Malcapine).
La sua concettualizzazione ha una doppia origine coni lavori di Winnicott a Londra e di Bleger a Buenos Aires. E trova il suo aggancio epistemologico sull'affermazione di Althusser che la conoscenza di un oggetto dipende dal modo in cui viene ritagliato. In altre parole: gli oggetti della psicoanalisi non sono concepibili al di fuori di parametri che determinano le condizioni di possibilità dell'approccio stesso. Il termine setting ha due significati di cui uno nasce con Freud e sta a indicare l'insieme di procedure che permettono al metodo psicoanalitico di esprimere il massimo di efficacia. Le procedure fondamentali che Freud individua (1913) sono:
Associazione libera/attenzione fluttuante
Dispositivo spaziale, asimmetria divano/poltrona
Dispositivo temporale (frequenza delle sedute, la loro ripetizione e la durata di ogni seduta)
Dispositivo finanziario, pagamento e modalità di pagamento.
In Psicoanalisi dell'inquadramento psicoanalitico (1966), Bleger considera l'inquadramento psicoanalitico come un'istituzione dove è depositata la parte più primitiva del paziente, la sua istituzione familiare, “la coazione a ripetere più perfetta che attualizza l'indifferenziazione dei primi stadi dell'organizzazione della personalità”.
Nella terapia familiare psicoanalitica le regole fondamentali del setting nella prima accezione sono: l'ascolto e lo sguardo
ascoltare ed essere ascoltato
la presenza di almeno due generazioni nel gruppo familiare
l'astinenza
l'associazione libera
la restituzione
la presenza di sogni (Ruffiot).
Nello sviluppo delle teorie sulla coppia e la famiglia il setting ha man mano evidenziato una serie di funzioni:
- delimitare il dentro e fuori della seduta
Il setting permette di vedere cosa si fa dentro il gruppo e cosa avviene fuori. Il setting crea due passi immaginari, il dentro e il fuori con una loro delimitazione. Lo strumento tecnico si organizza per favorire la discriminazione tra i vincoli e le funzioni all'interno della famiglia.
Si apre un'altra prospettiva: il setting viene usatodai familiari. Usato in senso winnicottiano sta a significare che il setting si trasforma per i membri in un oggetto transizionale e per la famiglia in un fenomeno transizionale.
- dare rappresentabilità al setting (involucro) familiare
I vincoli familiari sono contenutiin un setting familiare che è costituito da una serie di norme implicite, vincoli e fantasmi che regolano i tipi di scambio. Ruffiot chiama questo involucro apparato psichico familiare, Berenstein struttura familiare inconscia, Pichon-Rivière latente familiare. I conflitti che emergono in una famiglia possono danneggiare il setting familiare o modifiche nel setting possono produrre una conflittualità che blocca il processo stesso. Il setting terapeutico contiene il setting familiaree, a sua volta, può deteriorarsi per l'emergere di funzionamenti regressivi che risultano come veri e propri attacchi al compito terapeutico. Il setting è la cornice dove il processo acquista senso terapeutico e la sua stabilità permette la rappresentabilità delle alterazioni del setting familiare.
-il deposito di vincoli indiscriminati sul setting
Il setting come involucro concerne i vissuti più primitivi dell'individuo. Con Bleger,possiamo dire che sul settingsi deposita la parte più primitiva della struttura familiare. É il ricettacolo della parte psicotica della personalità: riceve il deposito delle parti simbiotiche della personalità e dei nuclei agglutinati. Le rotture del setting riattiverebbe questi depositi, facendo apparire angosce catastrofiche di separazione con manifestazioni corporee e agiti psicopatici.
-la funzione di contenimento che comprende:
1. La funzione di holding che non allude solo al sostegno fisico, ma anche a un insieme di misure di“circondamento” che rendono possibile a poco a poco il vivere-con in una famiglia.
2. La funzione di contenimento crea le condizioni necessarie per l'uscita dal sincretismo familiare, per la trasformazione degli agiti e dei fantasmi maniacali e per lo sviluppo dei processi di soggettivazione.
3. La funzione di limite riguarda sial'aspetto funzionale sia l'aspetto sociale del setting. E' una funzione simbolica che implica una doppia proibizione: del toccare e dell'incesto. E' la funzione antincestualedel setting di cui parla Racamier.
4. Il contenimento simbolico (Green, Roussillon), doveil setting é fantasticato comefunzione paterna e precursore dei vincoli discriminati nella famiglia.
-la gestione della regressione gruppale.
D. Winnicott ((1954) per primo aveva sottolineato la funzione del setting di favorire la regressione dei pazienti. Istituire un setting è mettere un processo secondario per favorire lo sviluppo all'interno del processo primario. Quando si dice che le parti immature sono depositate sul setting si sottolinea la possibilità di identificare i vincoli fusionali regressivi attraverso gli agiti, i disturbi nella comunicazione e i sintomi corporei.
Quando si parla di setting si sottolinea l'importanza della presenza del terapeuta, del suo inserimento all'interno di una situazione familiare in modo tale che l'osservatore diventi un dispositivo all'interno del gruppo familiare. Il terapeuta è una presenza decentrata che produce effetti all'interno del campo (neogruppo di E. Granjon). La questione é che il terapeuta possa accettare che certi effetti (sintomi, lapsus sogni) che si sono prodottinel campo, sono dovuti alla sua inclusione.
Bleger fa notare che l'analista pone il setting; ma la famiglia, malgrado formalmente l'accetti, mette a sua volta il proprio setting, il proprio fantasma su quel setting, cioè "l'istituzione della sua primitiva relazione simbiotica". Per questo a certi livelli, il calore, il benessere della situazione analitica non costituiscono una rappresentazione simbolica dell'amore materno, ma sono tout-court l'espressione fisica dell'amore dell'analista. Questo inquadramento del mondo fantasma, può trasformarsi da sfondo di una gestalt in figura, cioè in un processo.
Gruppi terapeutici nelle Istituzioni
Il dispositivo gruppale s'installa nello spazio tra l'istituzione psichiatrica ed il gruppo familiare. L'intervento nell'istituzione (SPDC, ambulatorio, farmaci) appare come un forte elemento di riferimento, come il passato difficile, come l'“altro luogo” al quale è possibile tornare se le condizionidel paziente lo richiedono.
Spesso si fa notare la difficoltà del passaggio dall'intervento istituzionale a quello che si denomina dispositivo gruppale. Si produce una rottura. Una volta che la situazione di crisi é “sotto controllo”, si può passare ad un altro livello di trattamento. Quando si costituisce il gruppo terapeutico il problema é di presentarlo noncome un rappresentante dell'istituzione ma come un luogo-altro, dove si presentano altri discorsi, altri obiettivi.
Attraversamenti istituzionali
Sin dalla prime sedute si cerca di mettere alla prova la solidità e la costanza del coordinatore a contenerela situazione gruppale; gli integranti valutano il gruppo con il "metro" istituzionale e l'osservano con l'occhio familiare. Il conflitto iniziato in famiglia e "placato" nell'istituzione sembra ora mostrare altre sfaccettature nel gruppo. Quando si costituisce un “dentro”, il "fuori" è un oggetto di transfert per il gruppo (Bejarano). Nel fuori é compresa l'istituzione con le sue valenze positive o negative, a seconda della storia istituzionale dei pazienti. Ma l'istituzione non è soltanto una realtàche si trova al di fuori del gruppo, é anche un fantasma che agita lo svolgimento gruppale e che man mano si mostra tra le pieghe del discorso degli integranti. Il gruppo si trova a elaborare la rappresentazione sociale dell'istituzione.
Il compito è lavorare sul pregiudizio, dal momento che durante il trattamento di gruppo esistono andate e ritorni tra l'istituzione ed il gruppo. Il "successo" si ottiene quando l'istituzione e il gruppo possono essere percepiti e utilizzati come strumenti transitori per ritornare alla quotidianità della vita familiare e sociale.
L'"istituzione curante" ha consentito agli psicotici di ripristinare la simbiosi originale offrendo loro un contenitore materno e assumendo una funzione di deposito delle loro parti simbiotiche. La regressione che avviene nel quadro istituzionale costituisce una possibile leva per il lavoro psicoterapeutico, se può essere utilizzata dagli operatori invece di essere semplicemente combattuta. I dispositivi gruppali avranno la funzione di analizzare la simbiosi originale per poterla modificare.
Bibliografia
Anzieu D., L'io pelle, R. Cortina, Milano, 2016
Berenstein I e Puget J, Lo vincular, Paidós, 1997
Bleger J. Simbiosi e ambiguità, Armando, Roma, 2012
Caillot J-P., Cadres de la therapie familiale psychanalytique, in Vocabulaire de psychanalyse groupale et familiale -Tome 1, Collège de psychanalyse groupale et familiale, Parigi,1998
Eiguer A., Un divano per la famiglia, Borla, Roma, 1986
Freud S., Nuovi consigli della tecnica della psicoanalisi, in Opere v. 7, Boringhieri, Torino, 1975
Roussillon R., Il setting psicoanalitico, Borla, Roma 1997
Ruffiot A., Il gruppo famiglia in analisi. L'apparato psichico familiare, in AA. VV. Terapia familiare psicoanalitica, Borla, Roma, 1983
Winnicott D., Aspetti metapsicologici e clinici della regressione nell'ambito della situazione analitica, in Dalla pediatria alla psicoanalisi, Martinelli, Firenze, 1975
(Lavoro presentato alla II "Assemblea sulla ricerca sulla Concezione Operativa di Gruppo", Madrid, 26-28 aprile 2018. Pubblicato in "ÁREA 3. CUADERNOS DE TEMAS GRUPALES E INSTITUCIONALES", www.area3.org.es)