(Documento presentato nell'Atto Precongressuale [al Congresso Internazionale “Actualidad del Grupo Operativo” che si svolse a Madrid nel febbraio 2006] che si tenne a Rímini il 15 ottobre 2005)
Non pensavo di avere dei colleghi, Sanzani, Buongiorno, Boscolo e Montecchi, tanto intelligenti, per discutere di una situazione che possiamo definire un groviglio di problemi.
Nelle loro relazioni, ci hanno dato un’idea dei gruppi operativi nelle istituzioni pubbliche. Per quanto mi riguarda, non rimane che fare delle “associazioni libere” su questo tema.
In una discussione con Marta De Brasi, emergeva un forte e appassionato argomento, che vorrei porre alla discussione: “come operiamo con una tecnica democratica, all’interno di istituzioni che ogni giorno, diventano sempre più autoritarie”.
Non analizziamo il perché diventano più autoritarie o che cos’è una società democratica nei diversi livelli giuridico e costituzionale, oppure queste forme di presidenzialismo o parlamentarismo, perché servirebbe un seminario specifico.
Partiamo dalla tecnica e facciamo riferimento autori come Marx, Heiddegger e Benjamin, i quali parlavano di una tecnica di tipo industriale o delle macchine.
Attualmente, quando parliamo di tecnica ci riferiamo ad una tecnica che gioca con il nostro corpo, con la nostra mente ed è in relazione con altri soggetti che sono dentro all’esperienza. Un autore italiano Paolo Virno, affronta il problema delle masse, partendo da un articolo di Marx in cui affermava che la conoscenza è dentro alla macchina e non fuori. Lo stesso Freud ha affrontato l’argomento e lo studio se la psicoanalisi era una concezione del mondo oppure una tecnica psicoanalitica. Quali differenze esistono tra una concezione del mondo e la psicoanalisi. Lo stesso Bleger fa uno studio e scrive un articolo interessante sulla differenza tra psicoanalisi come tecnica e teoria dell’inconscio e una psicoanalisi che potrebbe divenire una concezione del mondo. Questo ci serve per pensare quando parliamo di tecnica e in questo caso di tecnica operativa, entra in gioco la soggettività, la quale è in questo momento totalmente compromessa. Possiamo discutere su due linee di sviluppo: un primo livello che cosa significano queste tecniche che lavorano sulla soggettività (…non registrato…), un secondo livello: la relazione tra la tecnica e l’istituzione (…), possiamo dire con una espressione simpatica e intelligente dei messicani: “fuori dall’istituzione è un errore dentro alle istituzioni è un orrore” questa frase sintetizza cosa si fa dentro e cosa si fa fuori.